2] Fréderic Encel, François Thual, Géopolitique d’Israël, Édition du Seuil, Paris, 2006, pp. 23-25.
[3] Diana Carminati, Alfredo Tradardi (a cura di), Boicottare Israele, Derive Approdi, Roma 2005
4] John J. Mearsheimer, Stephen M. Walt, La Israel Lobby e la politica estera americana, Mondadori, Milano 2007.
[5] Secondo Bruno Guigue, la ”resurrezione dell’olocausto”, manifestatasi nella seconda metà degli anni settanta del secolo scorso, costituì un avvenimento culturale di primaria importanza per rafforzare i già stretti legami tra Washington e Tel Aviv ed influenzare ulteriormente l’opinione pubblica statunitense a favore di Israele, Aux origines du conflit israélo-arabe. L’invisible remords de l’Occident, L’Harmattan, Paris 2008, p. 135-139. Per Norman Finkelstein, controverso autore de L’ industria dell’Olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, Rizzoli, Milano 2004, invece, il tema dell’olocausto divenne uno strumento di pressione e propaganda a sostegno di Israele subito dopo il conflitto arabo-israeliano del 1967.
[6] Ilan Pappe, La pulizia etnica dei palestinesi, Fazi Editore, Roma 2008.
[7] Per l’orientalista francese di origine ebraica, Maxime Rodinson (1915-2004), l’insediamento della colonia ebraico-sionista e la formazione dello stato di Israele nel 1948 sono il risultato “di un processo che si inserisce perfettamente nel grande movimento dell’espansione europeo-americana dei secoli XIX e XX per popolare o dominare economicamente e politicamente gli altri popoli”, citazione tratta da Serge Cordellier (a cura di), Le dictionnaire historique et géopolitique du 20e siécle, La Découverte, Paris 2007, p. 574. Per un approfondimento del pensiero di M. Rodinson riguardo alla questione israeliana vedere il suo Israele e il rifiuto arabo, Einaudi, Milano 1969.
[8] Robert Mantran, Storia dell’impero ottomano, Argo, Lecce 2000, p. 588.
[9] Dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA, consultabili presso il sito internet ufficiale.
[10] Gli USA riconoscono Israele de facto, appena “dieci minuti dopo la proclamazione dello Stato, quando a Washington era passata la mezzanotte”, (cfr. Leonid Mlecin, Perché Stalin creò Israele, Sandro Teti editore, Roma 2008, p. 128) , il riconoscimento de jure avverrà nel gennaio del 1949. Mosca riconosce lo stato sionista il 18 maggio, quattro giorni dopo l’autoproclamazione della nuova entità statale
[11] Sui complessi rapporti tra Stalin, il movimento sionista e Israele si rimanda a Leonid Mlecin, op.cit.
[12] Aymeric Chauprade, Chronique du choc des civilisations, Éditions Chronique-Dargaud s.a., Pèrigueux 2009, p. 143.
[13] Benny Morris, Due popoli, una terra, Rizzoli, Milano 2009, pp. 190-197.
Viejo Condor
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